Manifesto Eurosot 2005


La serie recente di eventi catastrofici che ha investito molti paesi europei dà forza ad una spinta significativa verso forme di più efficace collaborazione tra le Protezioni Civili dei Paesi dell’Unione.


Con questo obiettivo fondamentale, è stato istituito il “Meccanismo comunitario”, per Decisione del Consiglio Europeo, nell’ottobre 2001. Il Dipartimento della Protezione Civile italiano ha sempre favorito lo scambio regolare di informazioni tra tutti i livelli del sistema e le attività di formazione, tra cui le esercitazioni delle componenti che intervengono nella Protezione Civile, nella convinzione che queste attività hanno un ruolo fondamentale nel rafforzare il sistema nazionale.
Sulla base di questi presupposti l'Italia ha manifestato più volte l'intenzione, alla Commissione Europea, di voler organizzare una esercitazione internazionale, col fine di testare sia il modello italiano di Accoglienza e Smistamento delle squadre S.a.R. internazionali (A.S.S.A.R.), sia, più in generale, l'attivazione del "meccanismo comunitario". Molti Stati Membri si sono mostrati entusiasti della proposta dando piena disponibilità a collaborare, anche nelle fasi preparatorie.
Nel gennaio 2004 la Commissione Europea ha approvato la proposta italiana di una esercitazione internazionale avente per scenario un forte evento sismico nell'area della Sicilia Orientale (nelle province di Catania, Siracusa e Ragusa per un totale di 1.727.414 abitanti), con gravi conseguenze anche sull’area industriale di Priolo Gargallo.


L’esercitazione, nella sua componente nazionale, intende verificare l’efficacia del sistema di risposta delle componenti e delle strutture operative del Servizio Nazionale di Protezione Civile. Durante l’esercitazione verranno intraprese e verificate una serie di attività che di norma vengono svolte durante un’emergenza. Verranno insediati i centri di coordinamento sul territorio (DI.COMA.C, 3 CCS, 46 COM, 91 COC) e le aree di ammassamento delle squadre operative; verrà attivato il sistema di comunicazioni in emergenza sul territorio della Sicilia Orientale; verrà verificato il sistema sanitario e veterinario per le emergenze, così come il modello per il rilievo del danno e la verifica dell’agibilità degli edifici.
Dal punto di vista logistico verranno utilizzati mezzi aerei e navali, come spesso avviene durante le emergenze, essendo fondamentali per i soccorsi o la risoluzione di circostanze che altrimenti potrebbero verificarsi fatali, e saranno mobilitate tutte le componenti nazionali di protezione civile. Data la gravità dell'evento, saranno attivate anche le altre Regioni in grado di contribuire al superamento dell'emergenza.

Nella sua componente internazionale l’esercitazione intende verificare la capacità dell’Europa di rispondere ad una grossa calamità, testando il modello di intervento per ridurre i tempi di attivazione ed impiego delle squadre S.a.R. e migliorare la capacità decisionale ai diversi livelli di responsabilità. In particolare gli obiettivi più strettamente legati a questo aspetto sono:

- la verifica delle procedure di attivazione del “meccanismo comunitario”; il test del modello italiano di Accoglienza e Smistamento delle squadre S.a.R. – EU (A.S.S.A.R.) anche attraverso l'attivazione di un reception desk office all'aeroporto;
- l’organizzazione della logistica, del trasporto e del coordinamento delle squadre S.a.R. – EU; la verifica delle comunicazioni radio in loco tra le squadre S.a.R. – EU ed i centri di coordinamento;
- la sperimentazione dell’interoperabilità tra le squadre S.a.R.

Esperienze come questa hanno senz’altro il merito di dare una spinta significativa alla collaborazione tra gli Stati membri, finalizzata a fornire risposte efficaci ai rischi che potenzialmente minacciano i cittadini europei.

Il terremoto dell’11 gennaio 1693

"Ma gli uomini e gli elementi aveano congiurato di travagliare in ogni tempo la sempre desolata Augusta e funestissimo più d'ogni altro fu l'anno 1693.

Fin dal 9 gennaro violenti scosse di terremoto e turbini fieri di aggruppati venti atterrirono gli augustani, molti dei quali in una indicibile perplessità fuggirono dall' abitato in luoghi aperti, alzando dapertutto capanne di legno onde scampare ad un eccidio fatale che li minacciava ad ogni istante e bene perloro, avvegnaché il giorno 11 verso 20 ore italiane una violenta scossa fa precipitare tutto l' abitato.

La terra sembrò innalzarsi ed ondeggiare; un profondo abisso spalancossi sotto il molo come la voragine d'un vulcano; una densa nube di polvere alzavasi per l'aria, di già ottenebrata da neri nuvoloni; e pioggia e grandine seguita da un turbine di vento alternossi per più d'un'ora. A tal terrore, altri più forti se ne aggiunsero, pei quali il popolo si vide vicino all'ultimo esterminio.

Mentre, o si cercavan sotto le macerie i congiunti mutilati e agonizzanti, o si fuggiva all'impazzata gridando misericordia; appiccossi improvvisamente fuoco alle munizioni della cittadella, rovinando il resto delle case, che avean resistito alla furia del terremoto. Né qui finiva l'orrenda catastrofe! Le acque del porto ritiraronsi per più d'un miglio verso le fortezze Garzia e Vittoria, formando un' onda sola e scatenandosi poi con gran fracasso vennero a riversarsi sulle macerie della città. (81) Nulla restò dell' abitato e quel ch'è peggio si ebbero a contare 3.200 vittime del fatale flagello.

Liberi finalmente da quei disastri, fu commovente scena il veder ritornare i cittadini con impresse le vive traccie del terrore, ancora sul viso; e quando tutti fero ritorno, i magistrati, il clero, i religiosi, il popolo, in abito di penitenza implorarono la clemenza divina, girando attorno col Sacramento in processione. (82) Indi aiutati in gran parte dagli operai che trovavansi numerosi nella ricetta di Malta, misero mano a riedificar le proprie case, e con bella gara si videro dedicare all'improbo lavoro, tutte le braccia senza distinzione d' età, di sesso, di ceto.

E prontamente pensossi alla riedificazione d'una sola chiesa, per celebrarvisi i divini sacrifizii e le pubbliche preghiere (83); così nel breve corso di 2 anni, Augusta risorse tutta dalle sue rovine; sicché il viceré duca d' Uzzeda restò meravigliato nel veder prontamente riparati i terribili effetti del terremoto, e volle perciò anch'egli concorrervi apprestando mezzi larghi davvero, qual si dovevavo in quelle tristissimi occasioni (84). Le fortezze furono poi riparate nel 1702 mercé la cura del cardinal Francesco Giudice, allora viceré, il quale volle qui fermarsi tutto il mese di novembre di quell'anno". (pagg. 90-93)


TRASCRIZIONE DEL TESTO DI SALVATORE NICOLOSI "APOCALISSE IN SICILIA: IL TERREMOTO DEL 1693" (TRINGALE EDITORE)


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