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12 marzo 2015

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Ufficio Stampa

"I nostri successi non sono solo il frutto di investigazioni ma anche del progresso culturale".
La frase campeggia sul murale accanto al volto di Beppe Montana, il capo della Catturandi di Palermo ucciso trent'anni fa dalla mafia, al quale la sua città, Catania, ha intitolato oggi una piazza nel quartiere Trappeto nord, ma anche l'arredo urbano, il verde e un campetto da calcio durante quella che è stata un'autentica festa per il quartiere.
La frase è stata ripresa dal sindaco di Catania Enzo Bianco per spiegare come Montana, "una figura emblematica nella lotta alla mafia, un eccellente poliziotto, un servitore dello Stato che dedicò la sua vita all'affermazione dei valori di legalità e giustizia", oltre a essere un investigatore dallo straordinario intuito, capace di ricostruire una vicenda criminale partendo da un indizio minimo, credesse moltissimo nella necessità di diffondere, prima di tutto, la cultura della legalità, soprattutto tra i giovani, parlandone nelle scuole".
"Comprendeva, Beppe Montana - ha aggiunto Bianco - come lo Stato dovesse farsi sentire non soltanto con la repressione, ma con le parole, e soprattutto con l'esempio, dei suoi rappresentanti. Ecco perché abbiamo voluto che gli fosse dedicata questa piazza, grande, in un quartiere che ha delle difficoltà ma anche delle straordinarie potenzialità. I ragazzi  si riuniranno qui, in piazza Montana, prima di andare a giocare al pallone nel campetto che inaugureremo tra poco. Dando i nomi a  strade e piazze indichiamo dei modelli da seguire. E Catania vuole onorare Beppe Montana, a trent'anni dalla sua barbara uccisione, per il suo eroismo ma anche per la strada che ha saputo indicarci, quella della parola e dell'impegno civile".
Del sacrificio di Montana ha parlato il Capo della Polizia il prefetto Alessandro Pansa, sottolineando come il percorso della lotta alla mafia sia stato "segnato dal sangue di tanti eroi, ma anche da tantissime vittorie e successi e seguendo la strada segnata da esempi come Beppe Montana potremo vincere la nostra battaglia".
"La morte del Commissario - ha aggiunto il Capo della Polizia - ha consentito ad altri di andare avanti e oggi chi lotta la mafia ha il sostegno dei cittadini e non è più solo, una situazione  completamente ribaltata rispetto a trent'anni fa".
Due momenti particolarmente toccanti sono stati quelli in cui la prefetto di Catania Maria Guia Federico ha letto un brano di una commovente lettera scritta da Luigi Montana, il padre del commissario assassinato, e quando ha preso la parola uno dei due fratelli, Dario Montana, che è anche referente provinciale del settore Memoria di Libera, presente alla cerimonia con l'altro fratello, Gigi e con le rispettive famiglie.
"In tante città italiane - ha detto Dario Montana, ricordando di parlare anche a nome degli altri familiari delle vittime della mafia e rimandando alla giornata della Memoria e dell'impegno  che si svolgerà il 21 marzo - ho inaugurato piccoli parchi, vie, piazze dedicate a Beppe e vi devo confessare che un po' mi vergognavo per Catania che non lo aveva ancora fatto. Oggi questa piccola ferita è stata risanata nel modo migliore. Perché l'importante, come ha detto anche il Sindaco, non è ricordare il passato: la memoria deve essere declinata al futuro, farci capire come vogliamo trasformare questa città, che tipo di democrazia vogliamo realizzare. Questo è un momento molto bello perché oltre alla piazza c'è il campetto da calcio e di fronte anche una piccola biblioteca dedicata a mio fratello".
Subito dopo i membri della famiglia Montana hanno scoperto la lapide che intitola al Commissario la piazza. Una struttura che era stata progettata nel corso della precedente sindacatura di Enzo Bianco, ben 14 anni fa, e che per varie vicissitudini era stata appaltata soltanto nel 2014. Un'area di oltre cinquemila metri quadrati più duemila di verde, con seicento tra alberi e arbusti di macchia mediterranea dotati di panchine, arredi, fontane e impianto di illuminazione. Il Sindaco e il Capo della Polizia hanno poi dato il "calcio di inaugurazione" per il piccolo campo attiguo alla piazza.
"La sfida - ha commentato il presidente della Municipalità Emanuele Giacalone - è adesso quella di conservare e migliorare questa piazza. Una sfida di civiltà che coinvolge tutti gli abitanti del quartiere".
Alla cerimonia erano presenti moltissime autorità civili, militari e religiose, tra cui il procuratore della Repubblica Giovanni Salvi, il presidente del Tribunale Bruno Di Marco, il questore Marcello Cardona e quelli di altre province siciliane, il comandante regionale e quello provinciale della Guardia di Finanza Ignazio Gibilaro e Roberto Manna, e il comandante provinciale dei Carabinieri Alessandro Casarsa e il vicario dell'Arcivescovo di Catania monsignor Salvatore Genchi. Presenti anche la presidente del Consiglio comunale Francesca Raciti, gli assessori Luigi Bosco, Marco Consoli, Rosario D'Agata, Giuseppe Girlando, Angela Mazzola e Angelo Villari, e numerosi consiglieri comunali e di municipalità. C'erano anche tantissimi abitanti del quartiere, dai bambini agli anziani, e i ragazzi dell'Alberghiero di Catania.