Quali prospettive

prospettive

Pubblicato il:

11 settembre 2013

Ultima revisione:

17 agosto 2023

Anche nel caso dell'insieme di pezzi di città che costituiscono il Secondo Municipio, in un'ottica di individuazione di opportunità per il futuro, le carenze e i limiti esistenti possono diventare punti di forza. Ciò è possibile anche per la presenza di elementi urbani primari di grande pregio. Il lungomare su uno dei tratti di costa più belli della Sicilia orientale, è stato finora trattato come una semplice strada di collegamento veloce tra il centro di Catania, la periferia nord ed i comuni della costa ionica; le aree che si affacciano sul mare rimangono utilizzate per lo più come parcheggi o aree per manifestazioni temporanee; gli splendidi siti dei porticcioli di San Giovanni li Cuti e Ognina rimangono elementi estranei alla città.

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Su quest'ultimo, in particolare, pesa come un macigno quella famigerata sopraelevata, costruita nel 1962, che non soltanto interrompe l'armonia del paesaggio e del rapporto fra il borgo e il suo mare, ma, peggio ancora, ha anche trasformato un luogo a forte significato identitario in una sorta di "fossa", quasi un ghetto destinato ad ospitare gli emarginati. Di fronte a queste situazioni, l'indifferibile riprogettazione, magari con un concorso, dell'intera costa compresa tra piazza Europa e il golfo di Ognina restituirebbe l'intero litorale lavico alla città trasformandolo in un elemento forte per l'immagine e il ruolo, anche internazionale, che Catania vuole svolgere. Come è accaduto negli anni Ottanta e Novanta a Barcellona, in Spagna, la riconquista del rapporto di una città di mare con la propria costa è la scommessa centrale per la riqualificazione globale di una città  fortemente strutturata: la riqualificazione globale passa non già per ulteriori riempimenti, costruzioni, crescite, ma per una attenta architettura dei vuoti.

Il futuro di Picanello e di Ognina non è, però, tutto qui. Esso ha due tappe importanti proprio nel ruolo che si vuole attribuire ai due vecchi sobborghi.

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E se i ruoli di Ognina e del porto di Ulisse non possono che essere legati al ridisegno dell'intera passeggiata a mare ed alla modificazione del tracciato del viale Artale Aragona e di piazza Mancini Battaglia, quello di Picanello ha forse bisogno di una più accesa capacità visionaria. In questo senso le scelte operate da P. Cervellati nel nuovo PRG sembrano confortanti: l'intero litorale cittadino viene infatti trattato come elemento strategico della riqualificazione urbana; anche quando si tratta di segni delle culture subalterne, gli edifici storici esistenti e i tessuti originari sono trattati alla stregua del centro storico. E' nelle case basse, nelle villette con carattere suburbano, nell'idea di intimità e continguità che le parti meno compromesse di Picanello trasmettono, il pregio di questo pezzo di territorio urbano. Abbandonata una volta per tutte l'idea di affidare alla crescita quantitativa la crescita globale di questo quartiere, si deve mirare ad una ricomposizione di quel paesaggio urbano dentro il quale possono trovarsi ancora oggi i caratteri di una residenzialità non omologata, fortemente identitaria, di qualità.

Barriera ha forti radici storiche e identità comunitarie e la sua attuale caratterizzazione è data oggi soprattutto dalla presenza dell'Università e del Policlinico. Le strutture della Cittadella sono uno dei più rilevanti "magneti territoriali" dell'intera Sicilia orientale. Disseminate fino a qualche anno fa in aree incolte, fatte di sciare e di macchia mediterranea abbandonata a se stessa, servite da poche strade fatte male, negli ultimi venti anni, grazie alla continua opera di intervento, manutenzione, progettazione degli spazi connettivi tra i padiglioni, esse si sono andate configurando come un vero e proprio campus.

Qui hanno sede diverse  facoltà (Agraria, Ingegneria, Farmacia e alcune strutture di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali, e di Medicina e Chirurgia, ecc.) che ospitano migliaia di studenti e dove lavorano ben oltre mille persone, tra docenti e non.

Il Policlinico, con le sue numerose Unità Operative (Neurologia, Psichiatria, Pediatria, Chirurgie, ecc..), dà assistenza a circa mille pazienti al giorno per visite ambulatoriali, day hospital, esami clinici e ricoveri.

Qui, a poca distanza dalla Cittadella, si è aggiunta un'altra struttura che ha contribuito a caratterizzare il Secondo Municipio: il parco Gioeni. Realizzato a distanza di moltissimi anni dalla sua progettazione, e dopo un lunghissimo periodo di difficoltà e polemiche d'ogni tipo, è diventato fin dall'inaugurazione, nel 1997, meta dei catanesi, ma anche degli abitanti della prima cinta di comuni etnei, che nei giorni festivi ne affollano i viali e il belvedere per ammirare il panorama di Catania che si coglie dalla sua sommità.

Il quartiere di "Barriera del Bosco" è una vastissima porzione di tessuto urbano che si è andato costruendo sulle prime propaggini dell'Etna. Lo caratterizzano strade principali di origine rurale che costituivano le vie di collegamento tra Catania e i centri etnei e che, pur essendo oggi strade urbane, spesso non hanno marciapiedi e presentano una sezione troppo ridotta e inadeguata a smaltire bene il grande traffico di pendolari. Eppure è prevalentemente lungo queste arterie che si trovano le attività commerciali di quartiere che servono non solo i residenti che abitano nelle immediate vicinanze, ma anche i molto più numerosi pendolari.

Tra il vecchio nucleo di Barriera e il ben più recente di Canalicchio si estende poi un'ampia zona "indistinta" caratterizzata da una confusa frammistione di antiche preesistenze rurali e nuove costruzioni spesso multipiano. Qui, la struttura viaria, anche quando ha grandi dimensioni, non produce immagine di città, ma rimane un insieme di strade "colonizzatrici", necessarie per consentire l'accesso alle lottizzazioni. Si tratta spesso di strade lungo le quali non vi sono che muri di cinta: quelli dei residences, quelli delle attrezzature pubbliche, quelli dei terreni ancora inutilizzati in attesa di una auspicata (almeno da parte dei proprietari fondiari) edificazione.

Qui gli spazi pubblici non riescono a diventare se non marginalmente spazi di socializzazione: piazza Condorelli Fragalà non è altro che un "buco" rettangolare senza identità nè funzione; piazza Santa Maria del Carmelo pur se piccola e, soprattutto confusa, è riuscita ad assumere una valenza identitaria; Piazza "I Vicere", realizzata negli anni Novanta e posta tra Barriera e Canalicchio, dotata di un'ampia area a verde, è riuscita a ritagliarsi un ruolo divenendo, negli anni, luogo di aggregazione sociale, soprattutto giovanile.


Contributo editoriale tratto dal volume: "Catania - I quartieri nella metropoli" a cura di Renato D'Amico - Ed. Le Nove Muse.