Il Tessuto Urbano

tessuto urbano

Pubblicato il:

11 marzo 2013

Ultima revisione:

1 luglio 2014

La quinta circoscrizione è composta dai quartieri di: Nesima Monte Po' (ex VII Municipalità) e San Leone Rapisardi (ex VIII Municipalità):

  • Nesima  Monte Po', seppure la loro storia è ben più recente rispetto ai tradizionali quartieri della città, sono concepiti ormai come veri e propri "quartieri" nell'immaginario collettivo che hanno come grande asse viabilistico il tratto più orientale della circonvallazione (viale Fontana e viale Bolano), che ormai si configura come un vero e proprio viale urbano che attraversa da ovest a est tutta la città di Catania. E' compreso anche lo svincolo realizzato all'incrocio tra la circonvallazione e la via Palermo che consente di dirigersi a Misterbianco e a Lineri. In direzione nord-sud le strade più importanti sono il tratto terminale di via Palermo, via Lineri e via Eredia. Il quartiere di Nesima Superiore risale alla fine degli anni Cinquanta, allorché venne realizzato dall'INA Casa per ospitare 7500 abitanti su una superficie di circa 45 ettari.
    Questa scelta confermò che Nesima, come Picanello, Cibali e Barriera, già dagli anni Trenta considerata area di "naturale" espansione urbana di Catania, doveva diventare un'area di edilizia economica e popolare. La scelta fu anche dettata da motivi economici: all'inizio degli anni Cinquanta, infatti, le aree continuavano a mantenere qui prezzi pari all'incirca al 5% rispetto alle aree limitrofe a corso Italia, per esempio. 


    5 Circoscrizione Monte Po Nesima  San Leone Rapisardi

    L'intervento di Nesima Superiore, che dovrebbe essere un quartiere autosufficiente, ma che rimane sostanzialmente privo della maggior parte delle attrezzature, fu realizzato subito. Più recente l'insediamento del Villaggio Monte Po che è il più orientale tra i quartieri satellite realizzati negli ultimi trenta anni a Catania. Realizzato dal CEP nel 1969, è stato progettato da uno dei più importanti urbanisti italiani di quegli anni, F. Gorio, su un'area di 25 ettari nei quali dovevano essere ospitati 5 mila abitanti; una cifra, questa, che è stata raggiunta a metà degli anni Ottanta.

    ciroscrizione 5Successivamente, soprattutto attorno al tratto finale di viale M. Rapisardi, si è verificata la progressiva saturazione del tessuto urbano con edifici plurifamiliari in linea o a palazzina realizzati su iniziativa privata, ma secondo standard non molto diversi da quelli di edilizia popolare dei quartieri,vicini.
     
    L'insediamento di Nesima è realizzato a cavallo del viale F. Fontana con strade di ridottissime dimensioni e slarghi, come piazza Pio X, che dovrebbero svolgere la funzione di centro del quartiere. Tuttavia, la cronica carenza di attrezzature pubbliche, l'assoluta mancanza di attenzione nell'arredo urbano e il carattere poco socializzante del quartiere, non consente a questi pur piccoli spazi di assumere funzioni collettive significative. Anche il quartiere a nord del viale M. Rapisardi presenta una maglia stradale ortogonale, ma la maggiore sezione stradale, la presenza di pur piccoli giardini privati, oltre che le caratteristiche un pò meno povere dei fabbricati e la presenza di piccole attività commerciali e artigianali, conferisce un aspetto certamente più accattivante ed una maggiore vivibilità.
    Un discorso diverso va fatto per Monte Po che rimane ancora oggi un quartiere satellite quasi del tutto separato dal corpo vivo della città di Catania, in posizione più marginale anche in rapporto a parecchi dei piccoli centri della prima corona periferica. Alla migliore qualità degli edifici e degli alloggi (almeno nella formulazione progettuale) corrisponde una ridotta leggibilità del tessuto urbano caratterizzati dai due ampi larghi Guastella e Favara. Ancora una volta la quasi totale assenza di attrezzature pubbliche e l'abbandono in cui versano tutti gli spazi pubblici, contribuisce alla percezione del quartiere come ghetto.
    Ma il territorio circoscrizionale è caratterizzato anche da altri due elementi che meritano attenzione per le prospettive che possono offrire in futuro.
    Il primo è il nuovo grande ospedale Garibaldi che, colloca Nesima al centro di dinamiche subregionali importanti per la funzione svolta dal presidio sanitario con riferimento all'intero bacino della Sicilia sud-orientale. Il secondo è rappresentato dai vasti spazi inedificati che si estendono non solo a nord della circonvallazione, verso Misterbianco, ma anche a sud, tra Monte Po e l'ex ottava Municipalità.
    Questi sono in parte ancora utilizzati per l'agricoltura (ma si tratta di usi "d'attesa" rispetto a funzioni che potrebbero essere più legate ad una condizione urbana); ma soprattutto si tratta di sciare che introducono dentro la città vere e proprie "riserve" di terreno quasi incontaminato, selvaggio.
  • San Leone Rapisardi, occupa la propaggine orientale della città "compatta", ed è attraversata da due assi principali: il viale M. Rapisardi fino all'incrocio con via Palermo in piazza Marconi, nella parte settentrionale, e il corso Indipendenza, più a sud. Accanto ai tessuti urbani di origini ed epoche diverse, presenta ampie zone che, seppure ormai circondate da urbanizzazioni, presentano caratteri suburbani. Le origini dell'urbanizzazione di questa settore occidentale di Catania sono da ricercare nelle previsioni di B. Gentile Cusa il quale, nel suo "Piano regolatore per risanamento e per l'ampliamento della Città di Catania" del 1888, disegna una ampia zona d'espansione a occidente di via Etnea.
    L'asse principale di questa zona in direzione est-ovest era prevista con il prolungamento di viale Regina Margherita, oltre piazza S. Maria di Gesù, fino all'incontro con una nuova strada, prevista in direzione nord sud, che avrebbe dovuto avere inizio da via Plebiscito, proprio di fronte all'ospedale Vittorio Emanuele.
    Questa strada, con la quale si intendeva lasciare Cibali e gli altri sobborghi occidentali come Nesima, fuori dalla struttura urbana di Catania, non fu realizzata, ma venne sostituita, nella funzione prevista, da via Forlanini che, invece, puntava al centro di Cibali. La previsione gentiliana di un struttura urbana a maglie ortogonali con isolati quadrati di grandi dimensioni fu in parte modificata con la realizzazione di isolati più piccoli che consentivano operazioni immobiliari più facilmente gestibili, dunque redditizie.
    Ma soprattutto si trattava di una struttura aperta sul territorio che consentiva, con la semplice addizione di altri isolati rettangolari, una ulteriore urbanizzazione verso ovest. Alle costruzioni di grande pregio che già dalla fine del secolo scorso si affacciavano sul viale Regina Margherita, si aggiunsero lungo il viale Mario Rapisardi insediamenti di tono progressivamente minore, con un'attività edificatoria, comunque, abbastanza ordinata e programmata.
    Lo scadimento di livello divenne più evidente con le edificazioni degli anni '60, lungo corso Indipendenza e nel quartiere di Nesima Inferiore, nel cui ambito è stato realizzato un grosso insediamento popolare, che tuttavia appare come uno dei meglio integrati e dei meglio gestiti. Nel frattempo, nelle maglie varie interne, l'attività edificatoria privata dei primi decenni del secondo dopoguerra, si è indirizzata alla costruzione di condomini intensivi di 6-8 piani, che si sono andati affiancando uno dopo l'altro, fino ad occupare tutti i perimetri degli isolati, anche per scelte governative che individuavano, nell'edilizia, uno dei settori traenti dell'economia.
    E' questa un'edilizia caratterizzata dalla povertà dei materiali, dall'uso del cemento, dalla realizzazione di maggiori volumi, ma, soprattutto, dalla spasmodica ricerca di ricavare il maggior numero di vani per lotto di terreno. Sul reticolo delle strette vie laterali, si sono demolite le case modeste preesistenti per costruire palazzi a più piani, sfruttando al massimo, o, addirittura, superando abusivamente gli altissimi indici di fabbricabilità consentiti dall'inadeguato regolamento edilizio. E tutto questo avveniva senza previsione di spazi per piazze, parcheggi, servizi pubblici.

Anche Nesima Inferiore, come Picanello, Cibali e Barriera, negli anni Trenta viene considerata area di "naturale" espansione urbana di Catania, anche in considerazione delle piccole lottizzazioni che vi erano state realizzate spontaneamente nei primi decenni del secolo. Il suo futuro viene però soprattutto segnato dalla scelta, operata con il PRG del 1932, di localizzare a Nesima Inferiore un'area da destinare a edilizia economica e popolare (quartiere operaio).

Più tardi, nei primi anni '50, viene progettato di destinare un'ampia area del quartiere a trasferirvi gli abitanti, previsti nel numero di 14 mila, del vecchio San Berillo "risanato" ad opera dell'ISTICA e dell'Istituto per l'Edilizia Popolare di San Berillo. L.'intervento, realizzato su un'area di oltre 64 ettari, fu infine dimensionato per 10.000 abitanti, tanti quanti, all'incirca, ve ne abitano oggi; mentre, nel complesso, l'area - se si considerano tutte le urbanizzazioni pubbliche e private successive - è abitata da oltre 45 mila abitanti.

Nel corso degli anni Sessanta viene progressivamente saturata l'area tra corso Indipendenza e viale Rapisardi, prima, e a San Leone, dopo. Oggi, tale area ricopre un ruolo essenzialmente residenziale, con attrezzature le cui funzioni sono da mettere in relazione pressoché esclusivamente con gli abitanti dei quartieri che ne fanno parte.