Il Tessuto Urbano

tessuto urbano

Pubblicato il:

11 marzo 2013

Ultima revisione:

1 luglio 2014

L'urbanizzazione del territorio che costituisce la sesta Circoscrizione, comprende i diversi quartieri presenti nelle ex nona e decima municipalità, in particolare si segnala la presenza del Quartiere Librino, il più nuovo e popoloso.
La sua area venne stabilita dal Piano Regolatore Generale elaborato da P. Piccinato all'inizio degli anni  '60, adottato nel 1964 ed approvato nel 1969. Con il piano di Piccinato, mentre veniva confermata l'ubicazione dell'area industriale, a sud dell'aeroporto, alla periferia meridionale della città si aggiungevano una grande quantità di attrezzature di interesse urbano ed una vasta area di edilizia residenziale pubblica.

L'area ospita, oltre al vecchio borgo rurale di Librino, anche i nuovi vialoni contrassegnati come Castagnola,, Bummacaro, Moncada, San Teodoro, Grimaldi e Nitta , limitrofi sono il Villaggio Sant'Agata, San Giorgio e Pigno.
Il vecchio ed il nuovo, costituiscono il nuovo tessuto urbano della sesta Circoscrizione a cui si aggiungono i piccoli villaggi denominati  Zia Lisa, Santa Maria Goretti, San Giuseppe Alla Rena, i villaggi: Campo di Mare, Ippocampo di Mare, Villaggio Azzurro, il Viallaggio Raimbow, I villaggi presenti in Contrada Vaccarizzo, La Collina Primo Sole e la vasta area della zona Industriale.

Ad EST dell'intero territorio della sesta Circoscrizione trovasi la zona marina di viale Kennedy, denominata "PLAIA" disponibile per gli amanti degli sport estivi, con una delle fasce di spiaggia più lunghe della Regione, ove sono presenti ed aperti, nel periodo estivo, un gran numero di "lidi" e tre spiagge libere organizzate e dirette dall'Amministrazione Comunale.

Sia per dimensioni territoriali sia per numero di abitanti, Librino si configurava, pertanto, come una città nuova, o meglio come versione italiana di quelle grands ensembles, più che delle villes nouvelles, che proprio a partire dall'inizio degli anni '60 si erano realizzati in Francia. E "new town" è l'espressione utilizzata da Kenzo Tange nel progetto di sistemazione urbana di Librino affidato al suo studio nel 1970 e consegnato nel 1972.
Il progetto, che venne reso esecutivo come Piano di Zona nel 1976, adattava la struttura del quartiere all'orografia dell'area creando un sistema stradale ad anelli costituiti da strade a due carreggiate che circondano i nuclei residenziali; questi ultimi sarebbero stati capaci, ognuno, di ospitare circa 7000 abitanti.
Al sistema stradale veicolare se ne affiancava uno pedonale, posto ad un livello diverso e immerso nel verde, costituito da un grande parco centrale e da alcune "lingue" di verde, chiamate "spine", che avrebbero dovuto ricucire le residenze alle attrezzature pubbliche.
Ogni nucleo era caratterizzato da un centro di servizi immediatamente riconoscibile per la presenza di cinque torri residenziali staccati da una piastra, in cui trovavano spazio negozi e uffici, e che avrebbe consentito l'incrocio tra i percorsi pedonali e quelli veicolari.
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Venivano previste anche importanti attrezzature come, ad esempio, il campo di rugby a San Teodoro.
Al centro dell'intero insediamento, a cavallo dell'asse attrezzato, il progetto di Kenzo Tange prevedeva il centro-città dotato di grandi strutture di importanza metropolitana (facoltà di ingegneria e agraria, ospedale "costruendo San Marco", uffici vari) e di un centro intermodale (parcheggi, stazione per gli autobus, stazione della metropolitana). I numeri che caratterizzano il progetto dell'insediamento di Librino colpiscono per i loro valori: l'area interessata è pari a 420 ettari, cioè a 4.200.000 mq; la densità territoriale è pari a 150 ab/ettaro; gli abitanti previsti 62.000; il volume realizzabile è pari a 6.375.000 mc circa; l'area destinata ad uso pubblico è pari a 150 ettari circa di cui: 33 ha circa (330.000 mq) per edilizia scolastica, 13 ha circa (130.000 mq) per servizi, 93 ha circa (930.000 mq) per verde pubblico attrezzato, 18 ha circa (180.000 mq) per parcheggi.
Anche i numeri del centro urbano sono rimarchevoli: centro amministrativo (130.000 mc); centro culturale (160.000 mc), centro religioso (80.000 mc); centro commerciale (70.000 mc); centro congressi (30.000 mc); centro sportivo (25,000 mc); attività ricettive (40.000 mc); ufficio postale e centro telecomunicazioni (45-.000 mc); per un totale di 580.000 mc.
Il progetto originario di Piccinato e di Tange, però, non divenne mai esecutivo. Se in un primo momento fu l'autorità aeroportuale che bloccò l'approvazione del decreto per una eccessiva altezza delle torri incompatibile con la presenza dell'aeroporto di Fontanarossa, in seguito emersero altri fattori contrari.
Nei quattro anni intercorsi, le aree di San Giorgio e Librino furono oggetto di una selvaggia edificazione abusiva che rese necessaria una variante che inglobasse gli insediamenti autocostruiti. Tale variante, affidata ad una società privata, la STA, fu redatta dall'ing. F. Lo Giudice e approvata nel 1979. Con essa la densità territoriale venne aumentata, di fatto, di circa il 10% a danno delle aree destinate ad uso pubblico, portando la previsione originaria di abitanti da 62.000 a 70.000 (per inciso, ricordiamo che già nel 1989 Sanfilippo calcolò che gravitavano su Librino almeno 75.000 abitanti).
Oggi circa il 90% dell'edilizia residenziale prevista risulta realizzata; mentre quasi nessuna attrezzatura pubblica importante è in funzione. Tra i motivi del ritardo particolare peso assume quello legato agli espropri. Sebbene avviate con urgenza per tutta l'area, numerosi proprietari ricorsero infatti contro le espropriazioni sostenendo, prima, che non vi fossero i motivi d'urgenza, e, successivamente, chiedendo il pagamento di un prezzo di esproprio da area edificabile e non da area agricola. Ancora oggi pendono numerose cause di indennizzo per svariati miliardi.
Un altro grosso problema è quello dei cavi ENEL a media tensione che tagliano l'insediamento perché non si è riusciti a imporre alla società elettrica lo spostamento dei tralicci.
Positivo, invece, il paziente lavoro di recupero di alcune vecchie masserie che sono state adibite a centri sociali dei diversi nuclei e non ultimo, l'assegnazione della masseria Nitta, recuperata, al reparto di Polizia di Librino.

San Giuseppe la Rena copre l'intera periferia meridionale di Catania riunendo parti del territorio con caratteristiche assai diverse le une dalle altre, ma che presentano un aspetto comune: a fronte di una funzione residenziale complessivamente secondaria, il territorio è sede di grandi attrezzature di interesse cittadino, ma anche metropolitano o regionale, e della grande area industriale di Pantano d'Arci; qui, infine, si trova l'unica parte del territorio catanese che mantiene ancora caratteristiche naturali di rilievo sottoposte a tutela.
Il territorio  ha inizio, a nord, dalla via Acquicella Porto che rappresenta il vero confine meridionale della città "compatta". Qui ricade anche il grande Cimitero e le due grandi aree residenziali pubbliche di Villaggio Sant'Agata e Zia Lisa che rappresentano, insieme al villaggio Santa Maria Goretti, un grande contenitore residenziale. La storia dell'urbanizzazione della periferia meridionale di Catania è abbastanza recente. Nel 1854 era stato approvato un piano d'ampliamento che aveva regolato l'edificazione a sud della città, con le modifiche apportate nel 1867, fino al piano di B. Gentile Cusa del 1888. Nel decennio successivo A. Zeno e G. Fiocca, quest'ultimo progettista del porto, avevano proposto alcuni interventi di sistemazione del litorale meridionale.
Ma sostanzialmente, con le scelte operate da Gentile, l'area meridionale della città veniva confermata come espansione da destinare alla realizzazione dei quartieri per le fasce più deboli della popolazione. Il confine stabilito da Gentile Cusa è proprio l'attuale via Acquicella Porto. Al tempo stesso l'ubicazione del Cimitero creava la prima grande attrezzatura pubblica in questo versante. Dopo il fallito tentativo di dotare la città di un Piano regolatore, è nel 1934, con l'elaborazione del Programma di fabbricazione, che il destino della periferia sud viene definitivamente segnato.
Il piano prevede un'ampia "zona ferroviaria e mercati generali" tra il "molo di Mezzogiorno" e l'attuale via A. Vespucci, compresa l'ex area occupata dal mercato ortofrutticolo; una zona industriale tra la strada ferrata e il boschetto della Plaja; l'area destinata a verde del boschetto ed una zona di edilizia estensiva a Zia Lisa, quest'ultima separata dal cimitero e dalla zona industriale per mezzo di aree destinate a orti e giardini. La scelta urbanistica non differiva molto da quella contenuta nel piano di Piccinato, Guidi e Marletta; piano che era stato tra i due vincitori del concorso del 1931. Qui, alla zona destinata alla ferrovia e ai mercati era stata destinata una superficie inferiore, a tutto vantaggio del verde pubblico per lo sport (il boschetto della Plaja) in cui era anche previsto il tiro a segno. Più ridotta era stata anche la superficie destinata a "zona agricolo-artigiana"; mentre una zona destinata ad edilizia economica e popolare era stata prevista vicino la fossa Fontana Rossa.
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Nel 1951 il Comune decideva di riperimetrare la zona industriale inglobando in essa ben 130 ettari, in parte paludosi, chiamati Pantano d'Arci, e, dunque, ricchissimi d'acqua, compresi tra il Simeto, l'aeroporto e il Cimitero. Il Piano regolatore del 1954, mai approvato dalla Regione, confermava per la periferia sud di Catania la scelta degli insediamenti produttivi e dei mercati generali che potevano utilizzare la vicina stazione ferroviaria di Acquicella. Due anni dopo veniva approvato un piano per l'insediamento delle attività produttive che distingueva i lotti in funzione del numero di addetti (fino a 50; fino a 500; oltre 500), destinava una parte dell'area ad attività artigianali e commerciali, prevedeva l'ampliamento delle aree ferroviarie e le necessarie attrezzature pubbliche. Nel 1963 veniva istituito il Consorzio ASI. Negli anni successivi, fino all'anno 1967 in cui venne approvato il nuovo piano ASI, l'estensione dell'area destinata ad usi industriale è progressivamente cresciuta fino a divenire di circa 1900 ettari, e con questa estensione è stato recepito nel PRG Piccinato del 1969.

Oggi, trent'anni dopo il PRG, gran parte delle infrastrutture è realizzata, sebbene solo nel corso dello scorso anno è entrato in funzione il depuratore. Eppure, come ha riscontrato F. Martinico, il tasso di utilizzazione delle aree e di circa il 60%. Paradossalmente, in prossimità della grande zona industriale di Pantano d'Arci si trovano alcune delle aree più pregiate dal punto di vista naturalistico dell'intera Sicilia orientale, e soprattutto quella grande area della Plaja destinata fin dagli anni Trenta a scopi ricreativi e balneari. I lidi, presenti fin da prima della seconda guerra mondiale, si susseguono lungo viale Kennedy fino a ben oltre l'aeroporto di Fontanarossa, oggi denominato "V. Bellini". Tra il viale e il boschetto sono state create, nel tempo, una serie di attrezzature ricreative: l'ente fiera, l'albergo della gioventù, la piscina comunale, che si interrompono in corrispondenza del poligono militare. Più a sud è la Foce del Simeto, estuario del più grande fiume della Sicilia orientale, che, in parte per la distanza dal centro cittadino, in parte per la presenza di acquitrini, è rimasta a lungo fuori dagli interessi edificatori e speculativi, è utilizzata, quasi esclusivamente, come riserva di caccia.
Nel piano Piccinato veniva individuata, peraltro, una zona di vincolo assoluto proprio in prossimità del vecchio estuario; zona che a seguito degli interventi di bonifica, rettificazione e cementificazione dell'alveo del fiume e dei suoi affluenti, era stato abbandonato. Tuttavia, a partire dall'inizio degli anni Settanta, il ritardo con cui si dava attuazione al piano regolatore, diventa causa di un lento, ma inarrestabile, processo di violazione dell'area della Foce del Simeto per mezzo di insediamenti residenziali abusivi concentrati sul litorale e realizzati perfino sulle aree demaniali. Si tratta in generale di lottizzazioni abusive destinate a seconde e terze case, e solo in piccola parte utilizzate come abitazioni permanenti. Gli edifici ammontano ad alcune migliaia e investono una superficie di circa 1500 ettari in gran parte interna al perimetro della Riserva Naturale Orientata istituita nel 1984 per proteggere l'area, ed in particolare la flora e la fauna che vi si trovano.
Al danno ambientale e paesaggistico si è aggiunta la sottrazione sistematica all'uso pubblico del litorale, spesso recintato. Per quanto riguarda gli insediamenti residenziali legali, la gran parte origina dai tre grandi interventi di edilizia residenziale pubblica che risalgono a diverse fasi della urbanizzazione della periferia sud. Il più antico è il villaggio S. Maria Goretti realizzato dall'Ente Siciliano Case Lavoratori e dall'UNRRA-Casa per ospitare 1400 abitanti rimasti senza tetto dopo l'alluvione del 1951. Si tratta di un villaggio con caratteristiche da "Strapaese" in cui le uniche attrezzature pubbliche sono costituite da una scuola elementare, una chiesa e qualche piccola attività commerciale. Immediatamente a ridosso del villaggio esiste il campo di rugby. Pochi anni dopo, tra la fine degli anni Cinquanta e l'inizio dei Sessanta, veniva realizzato dall'IACP il Villaggio S. Agata, chiamato anche Zia Lisa I, che, sviluppatosi sulla base di due progetti diversi, ospita poco meno di 10.000 abitanti.
La logica diversa che presiede ai due progetti è causa di alcune incoerenze proprio nella struttura urbana. Così nella parte nordoccidentale sono presenti lunghe stecche di case in linea, mentre a sud venne impostato uno schema a corte che non si potrà completare per i limiti imposti dal PRG. La viabilità non fu studiata attentamente in relazione all'andamento orografico del terreno e per questo è rimasta incompleta. Le aree destinate alle attrezzature sono di proprietà pubblica, ma la gran parte e in stato di abbandono. Circa dieci anni dopo è stato realizzato, non molto distante da Villaggio S. Agata, Zia Lisa II su progetto di M. Coppa destinato ad ospitare un totale di oltre 3.200 abitanti. Si tratta di un villaggio che occupa oltre 14 ettari di superficie, e nel quale in una prima fase non erano previste attrezzature pubbliche.
Nel 1969 è stato inglobato in un piano di zona che ne avrebbe dovuto consentire la realizzazione, e che invece ha condotto solo al completamento del programma costruttivo che verrà. ultimato nel 1975. Sul territorio ha sede la vera porta della Catania del XXI secolo: l'aeroporto Filippo Eredia, "Fontanarossa", oggi V. Bellini. Benché esistesse fin dal 1924, in realtà l'areoporto rimane a lungo poco più che una pista di atterraggio, fino alla seconda guerra mondiale allorché venne potenziato per le esigenze belliche. In fase di approvazione del PRG di Piccinato del 1969, la Regione si espresse per una rilocalizzazione dell'aerostazione perché troppo vicina alla città e incuneata tra la zona industriale e il centro cittadino. L'attuale struttura fu realizzata sulla base di un progetto di Morandi risalente agli anni '60,  venne inaugurata all'inizio degli anni '80.